martedì 26 luglio 2016

Le stragi in Francia? Si potevano (forse) evitare

di Audrey D'Aguanno, da Barbadillo

Uccisioni a Tolosa. Mattanza di Charlie Hebdo a Parigi. Massacro del Bataclan e delle terrazze della capitale transalpina. Per il premier francese Manuel Valls vanno considerate un fatto inneluttabile: “Il terrorismo farà parte del nostro quotidiano per molto tempo”.
Ora, per quanto inverosimile possa sembrare quest’affermazione, questi precisi atti di terrorismo erano evitabili. Poiché perpetuati da soggetti binazionali, pluri-recidivi che non hanno mai scontato nella totalità le pene carceriare per le quali erano stati condannati (alcuni avrebbero dovuto trovarsi in carcere al momento degli attacchi), e rimasti sul territorio francese, nonostante i loro misfatti. Sarebbe bastata l’approvazione della legge sulla decadenza della nazionalità francese per i binazionali nati in Francia e colpevoli di gravi reati.

 Questa semplice procedura giuridica sarebbe soltanto l’estensione, ai soggetti binazionali nati sul suolo francese, di una sanzione già prevista dal codice civile (riguardante ad oggi solo binazionali naturalizzati): il provvedimento trova il gradimento dell’90% dei francesi. Ma il governo del socialista Hollande, che dopo i primi attentati ne aveva fatto il suo cavallo di battaglia, è ritornato sui suoi passi.
Erano “persone grate” sul territorio francese Mohamed Merah, diciotto condanne a solo 23 anni; Mehdi Nemmouche, incarcerato cinque volte, ogni volta rilasciato molto prima di aver scontato la totalità della pena; Amedy Coulibaly, condannato a 5 anni di carcere e messo in libertà con la condizionale dopo 1 anno; Chérif Kouachi, condannato a 3 anni per “associazione a delinquere finalizzata al terrorismo” rimasto in libertà e scampato al controllo giudiziario perché in “missione” nello Yemen, come Samy Amimour  in Siria. Questi terroristi, con numerosi precedenti per reati comuni e altri crimini, hanno tutti approfittato del lassismo delle autorità francesi. Persino Mohamed Lahouaiej Bouhlel, autore dell’eccidio di Nizza, nato e cresciuto in Tunisia, ha continuato a godere del suo permesso di soggiorno francese, anche dopo anni di delitti commessi in Francia.
Lo stato d’emergenza: quanto ha funzionato?

Nello stesso modo ci si interroga sull’efficacia dello Stato di emergenza. A Nizza, l’autista del tir assassino, che penetrò indisturbato in una zona messa in sicurezza e chiusa alla circolazione, avrebbe semplicemente raccontato ai poliziotti che lo fermarono di dover consegnare dei gelati. Ma in nessun momento il camion – peraltro non tir-frigo – è stato ispezionato per controlli di sicurezza. Per di più, l’attacco alla folla con un veicolo non è una novità in Francia: precedenti si erano registrati durante i mercatini di Natale dove degli “squilibrati” investirono più persone al grido di Allah-akbar.
Si avvera dunque il messaggio lanciato da un propagandista dello Stato islamico: “Se non potete venire qui a fare la guerra, fatela in Francia,… anche senza mezzi, lavorate in Francia, lasciateli nell’insicurezza, ammazzateli, ci sono armi, ci sono macchine, veleno. Ammazzateli, sputate loro in faccia, investiteli con le vostre macchine, fate quello che potete per umiliarli perché meritano solo questo”.