martedì 27 maggio 2014

Analisi europee\2: il consenso si costruisce, non si inventa

Altro giorno e altra analisi del voto ad opera dei militanti di Ariete. Oggi vogliamo concentrarci non tanto sui voti, le percentuali ottenute, i vincitori o gli sconfitti. Qui si vuole fornire una lente per esaminare la costruzione del consenso che ha determinato i risultati di domenica.
Per prima cosa le forze in campo si posso dividere in due schieramenti: da una parte chi si è agevolato di una comunicazione liquida, dall'altra chi invece ha optato per una comunicazione "tradizionale".
In entrambi gli schieramenti troviamo vincitori e sconfitti, quindi entrambi i metodi possono risultare validi a seconda del "prodotto politico" che si voleva "commercializzare".

 
Nel primo ovviamente i 3 grandi contendenti di questa tornata elettorale: Renzi, Grillo e Berlusconi. Il primo e l'ultimo sono uno la nemesi dell'altro, la comunicazione sarebbe la stessa, se non fosse che Berlusconi ha sulle spalle ormai quasi ottant'anni e un ciclo politico al capolinea, mentre "il rottamatore de noantri" può vantare un'ascendenza sulle masse non indifferente, insieme ai 40 anni di differenza col leader del centrodestra. Grillo, terzo incomodo, per quanto unico competitor veramente dichiarato del premier in carica, ha alzato sempre più i toni per catalizzare su di sè l'attenzione. Dato comune a questi tre è l'utilizzo del piccolo schermo e anche il modo in cui questo viene utilizzato: confronto diretto con gli sfidanti ridotto al minimo, lunghi monologhi, battute a distanza, scomuniche reciproche  senza poi intervenire sul punto dei problemi. A Berlusconi, già provato da età e problemi giudiziari, è stato pure soffiato il classico coniglio dal cilindro; non c'è stato nessun "toglieremo l'ici", nessun "contratto con gli Italiani". Il coniglio l'ha sfoderato Renzi, con i suoi 80 euro di bonus fiscale: buonanotte al Cavaliere. Grillo, monologante per eccellenza (sembra certi professori delle medie, di quelli che presi dalla foga sputacchiano sulle prime file di alunni), questa volta ha spaventato troppo. Il suo insistere su Hitler e Stalin ha portato l'elettorato post-democristiano , complici gli appelli del Berlusca, a correre in massa a votare per il fiorentino.

Nel secondo schieramento si pongono Salvini, Alfano, la lista Tsipras e Meloni. 

Il primo in questa campagna sembra averle azzeccate tutte, tra gli interventi al vetriolo in televisione e un'instancabile corsa su e giù dall'Italia, con particolare enfasi in questo Nord suo bacino naturale. E' riuscito a scacciare i fantasmi degli scandali e catalizzare su di sè l'attenzione della destra radicale e a far sentire meno la mancanza di una Marine Le Pen italiana.
Alfano ha fatto ciò che ha potuto, raccattando voti dall'elettorato semi-disperso del vecchio UDC e muovendo le clientele in tutta Italia. Tradizione democristiana.
Tsipras riesce a far ottenere alla sua lista italiana di radical-chic sessantottini un successo insperato: il 4% isicato e 3 europarlamentari. Va detto, c'era finalmente nella sinistra-sinistra un candidato presentabile, semi-belloccio, pulito e anche cazzuto (per quanto fondamentalmente schiavo di questa UE). Però i volontari hanno iniziato mesi fa la campagna elettorale, con tanti banchetti e un apparato che composto da tutte le realtà più o meno radicali.
Con Giorgia Meloni e il suo partito pare un po' di accanirci. A Roma (e a Milano), i capi hanno sbagliato un po' tutto (candidature, messaggi, linguaggio) e infatti la campagna, fosse stato per i soliti capoccia, avrebbe veramente stentato. Per fortuna, si ritrovano una massa militante invidiabile. I ragazzi di tutta Italia si sono veramente consumati scarpe e voce per portare alla gente il messaggio della Destra nazionale: a loro il nostro plauso. Il 3,7% è tutto loro, non certo di La Russa e Meloni.

Non c'è nessuna novità in quanto abbiamo sviscerato. E' fuori discussione che chi controlla il grande mezzo televisivo, abbia in pugno l'elettorato mediamente non informato. Che compone la stragrande maggioranza degli Italiani. Però, quello è un consenso mutevole: vedi Berlusconi, che è stato superato da Grillo, che è stato superato da Renzi. Chi vuole invece costruirsi un seguito durevole, colpendo più in profondità non può che battere la strada, mescolarsi col popolo, quello vero, fisico.
P.S.: a dimostrazione di questo, il risultato di Mario Borghezio, riuscito con le unghie e con i denti a conquistare un seggio nel collegio dell' Italia centrale con la Lega nord. Facendosi i mercati rionali e con l'aiuto dei militanti di Casapound!