sabato 15 novembre 2014

Folgore. Senigallia saluta Attilio Rognoli che ad El Alamein ‘zittiva’ i cannoni inglesi.

di Marco Petrelli
“Ogni mattina un cannone inglese da 88 ci martellava le posizioni e a noi la ‘cosa’ non ci piaceva, così andammo dal Tenente dicendo che dovevamo fare qualcosa per eliminarlo e così io dissi che potevamo seguire le orme del traino all’alba quando ancora la sabbia era umida e minarle prima che il sole e vento facessero sparire il tutto. Bene così ci preparammo e di notte uscì in pattuglia e mettemmo delle mine sotto quelle impronte e poi andammo via ritornando nelle nostre linee senza che gli inglesi si accorgessero di niente. La mattina dopo, il cannone tirò un colpo e poi saltò in aria con tutto il traino e munizioni”.


 Era un ragazzaccio Attilio, c’è poco da fare. E quel suo carattere sanguigno e goliardico, tipico delle genti dell’angolo di Marche dal quale proviene, lo ha sfoderato anche in guerra, quando stufo delle salve dell’artiglieria britannica ha fatto tacere la batteria con uno ‘scherzetto’ niente male.


Erano altri anni, ma lo spirito alto Attilio Rognoli lo ha mantenuto fino a pochi giorni fa, quando la luce verde dell’aereo della Vita si è accesa per l’ultimo lancio.
A novantatré anni suonati se ne va il basco amaranto di Senigallia protagonista della gloriosa e tragica pagina di El Alamein, una striscia di sabbia egiziana nel deserto libico, luogo che neanche c’è sulla cartina ma che è universalmente sinonimo di coraggio e di sacrificio.


A raccontare l’episodio del cannone è il sito Congedati Folgore che, alla testimonianza scritta, allega la foto della visita dell’anziano parà al 186^ Reggimento “Folgore”, nell’ agosto 2011. Un’istantanea che vale più di cento parole: l’anziano paracadutista, abbracciato al colonnello Ettore Pollini, si rivolge ai commilitoni ricordando loro:
“Non vergognatevi mai di quello che siete, siate sempre fieri di essere paracadutisti!”


E giù applausi.