mercoledì 28 gennaio 2015

Europa: Storia è Identità

Mentre nelle scuole e nei centri di formazione culturale di regime dilagano le assurde storielle dell’ideologia gender, oppure i vuoti racconti di società multietniche, multiculturali e multirazziste, la vera gioventù europea ascolta la  voce dei propri avi, attraverso i miti atavici tramandati di generazione in generazione, per comprendere ciò che realmente è l’Europa.
Pochi sanno infatti, che il nostro continente deve il proprio nome alla bellissima figlia del Re Agenore, la quale fu rapita da Zeus che la portò a Creta dove ella si innamorò e generò la prole del re degli Dèi.
Da allora, secondo il mito, le terre a nord di Creta iniziarono ad essere chiamate Europa.
Gli Europei non sono solo legati dall’euro, dalla BCE, dalle assurde decisioni dei palazzi di vetro e tutte le altre invenzioni neoliberiste atte a distruggere le identità dei popoli, come vogliono invece farci credere i burocrati di Bruxelles, ma essenzialmente essi sono vincolati da un patto di sangue e da una medesima radice culturale: dalle sponde del Mar Mediterraneo ai fiordi della Scandinavia vivono i popoli europei.


La parola “Europa” è in bocca a tutti, senza però che nessuno di questi  ne conosca le radici più profonde, le quali risalgono alla colonizzazione da parte dei popoli indoeuropei dei territori del continente, avvenuta millenni orsono. Questi popoli, secondo gli studi di linguistica comparativa (si vedano in particolare quelli di Dumézil), parlavano una stessa lingua la quale, attraverso la dispersione di queste genti, avrebbe generato gli odierni linguaggi europei. Queste popolazioni indoeuropee condividevano la concezione tripartita della società, ossia la suddivisione del potere in tre categorie: la casta sacerdotale dedita alle funzioni spirituali, quella guerriera che aveva il compito di difendere il popolo, e quella produttrice, dedita ai bisogni materiali della società. Ma l’idea politica di un’unità europea nasce solo alcuni secoli dopo la caduta dell’Impero Romano perché ancora per il mondo greco-romano, gli europei non erano considerati una sola civiltà, essi altro non erano popoli che, pur con caratteristiche comuni, abitavano le regioni che si estendevano dal mediteranno sino alle sconosciute e fredde regioni iperboree. L’Impero Romano, comunque,  rappresentò la prima parziale forma d’unità europea, seppur deficitario di alcune regioni quali Germania, Scozia e Scandinavia. All’interno dei confini imperiali, e soprattutto nell’ultimo periodo di storia romana in cui i germani iniziarono a far parte dell’esercito e ad ottenere la cittadinanza, si assistette alla convivenza e alla collaborazione di diversi popoli europei sotto la legge di Roma e la cultura greco-romana, a cui si aggiunse quella germanica.
Solo in occasione di un fatto di guerra, per la prima si nominano gli Europei concependoli modernamente come un’unità di popoli; scrive infatti il monaco Isidoro Pacensis in riferimento alla battaglia di Poitiers “Prospiciunt Europenses Arabum tentoria, nescientes cuncta esse pervacua” (Gli europei osservano le tende degli arabi, non sapendo che erano tutte vuote). Si passa dunque da una concezione meramente geografica, quella greco-romana, ad una idea più politica ed organica delle genti europee, che, unite sotto l’egida di Carlo Martello, si apprestavano ad affrontare il nemico saraceno. Nel medioevo, infatti, si tenta di ridare una forma imperiale all’Europa, recuperando quella che già era stata romana, ma trasferendola su un piano prettamente continentale: nasce quindi il Sacro Romano Impero, che da Carlo Magno sino a Francesco II vivrà per mille anni. Anche quando l’idea di dare una forma imperiale all’Europa sembrerà essere tramontata definitivamente con l’affermarsi degli stati nazionali, molti cercheranno tuttavia di ricostruire un Impero europeo, da Napoleone fino al Terzo Reich.

La Storia d’Europa ha visto più volte lo scontro tra le popolazioni indoeuropee che nonostante l’evidente somiglianza etnica e culturale, erano perennemente in lotta: dagli scontri tra tribù sino alla seconda guerra mondiale, milioni di figli d’Europa hanno versato sangue e sudore onorando il vero spirito europeo: lo spirito guerriero. Lo spirito guerriero si vive nella lotta, nell’assolutizzazione dell’individuo nella battaglia, che lo trasporta in una dimensione eroica, ossia la valorizzazione stessa della vita che trova nello scontro la dignità ed il senso dell’esistenza.
Oggi l’uomo europeo si trova di fronte al baratro, oltre il quale c’è la completa distruzione di quell’Europa nata dal rapimento della bellissima figlia del re Agenore e l’annientamento della propria identità. Egli però non si presenta da solo alla sfida mortale per la propria sopravvivenza, infatti se si voltasse per un attimo e  guardasse la propria storia potrebbe sentire in sé l’eroismo dei trecento spartani di Leonida, o la forza delle legioni romane e dei guerrieri germanici che insieme sconfissero ai Campi Catalaunici il nemico extra europeo.
In sostanza, per difendere l’identità europea nella battaglia per la propria sopravvivenza gli europei, se vogliono rimanere tali e non trasformarsi in vuoti atomi, devono ritrovare la propria essenza spirituale, quella eroicità che li ha contraddistinti da sempre, che ha permesso loro di ridere in faccia alla morte e di abbandonare questo mondo col sorriso sulle labbra, mentre venivano trasportati dalle Valchirie nella patria degli Dèi e degli Eroi.