domenica 18 gennaio 2015

Le sfide degli anticonformisti al tempo dei deserti della politica virtuale

Come allievi di fronte ad un maestro zen scrutiamo i prossimi orizzonti, memori di discipline antiche e di tradizioni eterne. Il nuovo anno offre una serie di banchi di prova per l’arcipelago degli anticonformisti, e noi continueremo ad offrire uno sguardo differente sull’Italia e sugli scenari internazionali. Dalla politica alla letteratura, dalle scienze alle nuove tecnologie,. dai piani industriali al welfare.
Alla religio del globalismo non c’è ancora un perimetro definito di idee, pratiche, liturgie e programmi politici coerenti da contrapporre. Ci sono tanti lampi, pensatori disorganici, comunità in lotta che incidono nel locale, ma non appare – al momento – un soggetto politico che incarni la dimensione nazionale e sovranazionale dell’opposizione al nuovo pensiero unico. La protesta ha una sua ragion d’essere se prodromica al consolidamento di una opzione alternativa, di governo dei fenomeni e dei flussi di cambiamento.

Europa e popoli. Le prossime elezioni politiche in Grecia e Irlanda, insieme ai riscontri che arrivano da Portogallo e Spagna, evidenziano l’insorgere di forze anti-establishment: hanno intercettato il disagio di larghe fasce della cittadinanza, ma non sono note le ricette per portare popoli e stati fuori dalla crisi. Sfasciare i dogmi dell’austerità non può essere il solo passo da compiere. Il recupero di una dimensione verticale della politica è sentito dai popoli (“i popoli contro le élite”) ma si declina con la riaffermazione di visioni del mondo da costituzionalizzare, bisogni e diritti a cui dare nuovo corso.
Lavoro. La priorità resta la sfida dei popoli europei per il lavoro. Dopo anni di rivendicazioni sindacali, adesso i lavoratori non garantiti sono parcellizzati e atomizzati nei processi di produzione. Non hanno né la forza né gli appigli organizzativi per promuovere la rivendicazioni di diritti legati alla condizione di neo-operaio, Der Arbeiter 2.0. La rigenerazione del welfare europeo sarà un successivo e inevitabile passaggio da seguire senza tentennamenti: non si tratterà solo di difendere il pregresso, ma di costruire la sostenibilità delle garanzie sociali e famigliari.
Partecipazione. Non basta l’adesione virtuale. Le idee che forgeranno i prossimi anni dovranno essere declinate nei territori, trovare espansione nelle comunità, contaminare ed essere contaminate dalle avanguardie.
Siamo certi che la storia non è finita e le prossime sfide andranno affrontare con paradigmi nuovi, completamenti differenti rispetto a quelli in voga fino a pochi anni fa.

“La libertà non abita nel vuoto, essa dimora piuttosto nel disordinato e nell’indifferenziato, in quei territori che sono, sì, organizzabili ma che non appartengono all’organizzazione Vogliamo chiamarli “la terra selvaggia”; la terra selvaggia è lo spazio dal quale l’uomo può sperare non solo di condurre la lotta, ma anche di vincere. (…) Anche nei nostri deserti ci sono infatti oasi nelle quali fiorisce la terra selvaggia”. Ernst Junger

(da Barbadillo.it)