Come allievi di fronte ad un maestro
zen scrutiamo i prossimi orizzonti, memori di discipline antiche e di
tradizioni eterne. Il
nuovo anno offre una serie di banchi di prova per l’arcipelago degli
anticonformisti, e noi continueremo ad offrire uno sguardo
differente sull’Italia e sugli scenari internazionali. Dalla politica alla
letteratura, dalle scienze alle nuove tecnologie,. dai piani industriali al
welfare.
Alla religio del globalismo non c’è
ancora un perimetro definito di idee, pratiche, liturgie e programmi politici
coerenti da contrapporre. Ci
sono tanti lampi, pensatori disorganici, comunità in lotta che incidono nel
locale, ma
non appare – al momento – un soggetto politico che incarni la dimensione
nazionale e sovranazionale dell’opposizione al nuovo pensiero unico. La protesta ha una sua ragion d’essere
se prodromica al consolidamento di una opzione alternativa, di governo dei
fenomeni e dei flussi di cambiamento.
Europa e popoli. Le prossime elezioni politiche in Grecia e Irlanda,
insieme ai riscontri che arrivano da Portogallo e Spagna, evidenziano
l’insorgere di forze anti-establishment: hanno intercettato il disagio di
larghe fasce della cittadinanza, ma non sono note le ricette per portare popoli
e stati fuori dalla crisi. Sfasciare i dogmi dell’austerità non può essere il
solo passo da compiere. Il
recupero di una dimensione verticale della politica è sentito dai popoli (“i
popoli contro le élite”) ma si declina con la riaffermazione di visioni del
mondo da costituzionalizzare, bisogni e diritti a cui dare
nuovo corso.
Lavoro. La priorità resta la sfida dei popoli europei per il
lavoro. Dopo anni di rivendicazioni sindacali, adesso i lavoratori non garantiti
sono parcellizzati e atomizzati nei processi di produzione. Non hanno né la
forza né gli appigli organizzativi per promuovere la rivendicazioni di diritti
legati alla condizione di neo-operaio, Der
Arbeiter 2.0. La rigenerazione del welfare europeo sarà un
successivo e inevitabile passaggio da seguire senza tentennamenti: non si
tratterà solo di difendere il pregresso, ma di costruire la sostenibilità delle
garanzie sociali e famigliari.
Partecipazione. Non basta l’adesione virtuale. Le idee che forgeranno i
prossimi anni dovranno essere declinate nei territori, trovare espansione nelle
comunità, contaminare ed essere contaminate dalle avanguardie.
Siamo certi che la storia non è finita e le prossime sfide
andranno affrontare con paradigmi nuovi, completamenti differenti rispetto a
quelli in voga fino a pochi anni fa.
“La libertà non abita nel vuoto, essa
dimora piuttosto nel disordinato e nell’indifferenziato, in quei territori che
sono, sì, organizzabili ma che non appartengono all’organizzazione Vogliamo
chiamarli “la terra selvaggia”; la terra selvaggia è lo spazio dal quale l’uomo
può sperare non solo di condurre la lotta, ma anche di vincere. (…) Anche
nei nostri deserti ci sono infatti oasi nelle quali fiorisce la terra
selvaggia”. Ernst Junger
(da Barbadillo.it)