martedì 13 gennaio 2015

UE ipocrita su terrorismo, parola di leader ceceno

da Il primato nazionale, articolo di Francesco Meneguzzo
Ramzan Kadyrov è solo l’ultimo ma potentissimo leader, e presidente, di una stirpe guerriera di fede musulmana, quella cecena, che più volte dal 1783, anno di ingresso nell’Impero Russo, ha ingaggiato la Russia stessa in aspre e prolungate guerre e guerriglie, infliggendole non poche e sonore sconfitte. Un popolo che sotto Stalin subì in una sola notte del 1944 la deportazione di mezzo milione di persone nelle steppe del Kazakhstan, autorizzate a tornare sulla propria terra soltanto nel 1957.

Ramzan è figlio di Akhmad Kadyrov, nazionalista e musulmano, leader della prima ora dei separatisti e nelle fila di questi della prima guerra cecena (1991-1996), protagonista di un primo tentativo di riconciliazione con il governo federale Russi ed eletto presidente con un ampio consenso a fine 2003; Akhmad fu assassinato con uno spettacolare attentato in uno stadio della capitale Groznyi pochi mesi dopo, mentre volgeva al termine anche la seconda guerra cecena (1999-2006), iniziata con la distruzione completa della capitale nel corso del primo anno di ostilità.
Ramzan Kadyrov, giovanissimo (classe 1976) diviene presidente della Cecenia nel 2006, che da allora governa con pugno di ferro, forte anche di un esercito d’elite ai suoi ordini composto da circa 3mila uomini, guadagnando anche la fiducia e la stretta alleanza del presidente Putin grazie alla sua efficacissima azione anti-terroristica. Tanto che anche la gestione dell’ultimo attacco terroristico in Cecenia lo scorso dicembre che, sebbene molto meno efficace e organizzato che in passato, ha prodotto una ventina di vittime tra assalitori e forze governative e una trentina di feriti, è stata devoluta completamente alle forse di sicurezza interne affidate al presidente Kadyrov.
Chechnya-map3Se il terrorismo islamico di ispirazione salafita e wahabita nella regione caucasica, a suo tempo responsabile di azioni e stragi di inimmaginabile crudeltà come il sequestro del teatro Dubrovka a Mosca nel 2002 e il massacro dei bambini a Beslan in Ossezia del nord nel 2004, è stato praticamente annientato, e sostituito dal tradizionale islam sunnita, moderato e nazionalista (come fu un tempo in Iraq e in Libia, com’è oggi in Kazakhstan) lo si deve, oltre che alle forze federali russe, alla fermezza di Kadyrov e alla sua repressione che molti in occidente considerano eccessivamente brutale.
Negli ultimi mesi, inoltre, elementi delle forze speciali cecene agli ordini di Kadyrov hanno affiancato i combattenti separatisti del Donbass contro l’esercito regolare di Kiev.
Tutto questo ha accreditato agli occhi della più vasta opinione pubblica russa la Cecenia come l’alleato più coraggioso e fedele e Kadyrov stesso come affidabile leader patriottico, profondamente religioso e strenuo difensore della nazione.
la risposta pubblica senza precedenti alla strage di Charlie Hebdo in Francia potrebbe essere stata organizzata da quelli che vogliono provocare un sentimento anti-islamico e distrarre la gente dagli altri problemi, anche di natura globale”, ha dichiarato Ramzan Kadyrov, che ha spiegato la propria posizione con un lungo post su Instagram, aggiungendo di considerare comunque con favore la denuncia unanime del terrorismo da parte dei leader mondiali così come dei milioni di persone che hanno preso parte alle manifestazioni di Parigi.
Kadyrov ha anche condannato l’assassinio di persone inermi da parte dei terroristi, considerando la lotta contro il terrorismo il compito più importante della sua vita.
kadyrov+putinAllo stesso tempo, però, il presidente ceceno ha posto una domanda: questa denuncia era destinata solo al terrorismo in terra francese oppure i leader politici e il più vasto pubblico si riferivano a un fenomeno che interessa praticamente tutto il mondo?
Perché i presidenti, i re, e i primi ministri non hanno mai guidato marce di protesta contro le stragi di centinaia di migliaia di afgani, siriani, egiziani, libici, yemeniti e iracheni? Perché questi rimanevano silenziosi quando i terrorismi piazzarono una bomba nell’edificio governativo della Cecenia o quando fecero saltare lo stadio di Grozny uccidendo il presidente ceceno Akhmad-Haji Kadyrov [suo padre, NdT] e i suoi collaboratori? E perché non reagirono in occasione dell’assalto alla scuola di Beslan e al sequestro degli ostaggi nel teatro Dubrovka di Mosca? Perché rimasero in silenzio quando nello scorso dicembre  i terroristi presero la Casa della Stampa e una scuola in Grozny, provocando 50 tra morti e feriti?
Kadyrov soggiunge poi, quasi in tono profetico: “È impossibile tenere in sicurezza Parigi, Londra, Madrid e le altre capitali europee se le relative società nel loro complesso mancano di condannare quelli che istruiscono e sponsorizzano i terroristi in tutto il mondo, mascherandolo some supporto per i movimenti d’opposizione ”, con un nemmeno troppo velato riferimento all’atteggiamento dell’occidente nei confronti della Siria.Il leader ceceno, ancora con riferimento a potenzestraniere che a suo dire avrebbero in qualche modo preparato o favorito la realizzazione di questo scenario in modo da incitare un sentimento anti-islamico, che lui stesso – fervente credente musulmano – e i suoi alleati  non permetterebbero ad alcuno di insultare il Profeta, anche a costo della loro stessa vita: “Se apparentemente stiamo ancora in silenzio, questo non significa che non possiamo portare milioni di persone nelle strade di tutto il mondo a protestare contro coloro che riteniamo conniventi con gli insulti ai sentimenti religiosi musulmani. È questo che volete?”, con evidente riferimento ai leader occidentali, aggiungendo che i mezzi d’informazione coinvolti nello scandalo dovrebbero scusarsi con tutti i musulmani, al fine di placare gli animi. La pace e la stabilità sono più importanti per tutti quanti rispetto al diritto di un pugno di giornalisti di violare il rispetto dovuto al Profeta”, aggiunge Kadyrov.
Compassione, quindi, insieme a una fermezza e una visione estremamente chiara che non smentiscono la fama del giovane leader combattente e politico, e che nuovamente confermano la struttura tutt’altro che uniforme del variegato mondo islamico.