mercoledì 19 agosto 2015

E se i veri razzisti fossero gli ultras dell’immigrazione?

(Di Sandro Consolato – da “Il primato nazionale”)
E se il “buono” per eccellenza dei nostri tempi, cioè l’europeo immigrazionista, cristiano o laico che sia, fosse anche lui “razzista”? Osserviamo le cose come stanno veramente, senza paraocchi. In coloro che sostengono a spada tratta il diritto di chiunque a venire in Europa (perché di fatto è così: sostengono il diritto di CHIUNQUE a venire nel “vecchio continente”) non c’è solo e sempre un rispettabilissimo e condivisibilissimo senso di umanità (aiutare degli esseri umani a fuggire da guerre, carestie ecc.), ma anche e soprattutto l’idea che il “nostro” sia in assoluto un mondo migliore del “loro”: un mondo che “loro” non sono stati e non sono in grado di costruirsi e che solo “qui” possono attingere, divenendo “come noi”, divenendo “noi”.

Perché sì, alla fine, questi maestri del “rispetto per l’altro”, l’altro non lo rispettano affatto. Il loro sogno è vedere l’africano o l’asiatico del tutto omologato al nostro sistema di vita, di consumo, di credenze politiche e religiose. Per costoro la “diversità” che piace è la kebabberia o la musica etnica, giusto per dare un po’ di colore esotico alle nostre città, ma se solo ci spostiamo ad esempio sul piano religioso, piace davvero questa “diversità”?
 Limitiamoci alla “questione islamica”: i nostri “buoni” sono paladini della costruzione di moschee, ma, cristiani o atei che siano, se vai ad ascoltarli quando parlano “fuori onda”, loro verso l’Islam hanno solo disprezzo: lo ritengono non meno della Fallaci una religione barbarica, arretrata, e non vorrebbero mai e poi mai vivere in una società islamica o islamizzata. Se sono “laici”, il loro sogno è che l’Islam conosca, almeno qui in Europa, una sorta di “riforma protestante”, preludio di una totale secolarizzazione, ovvero dell’approdo all’indifferentismo religioso. Se sono “cristiani”, il loro sogno è che gli immigrati musulmani si accorgano finalmente di quanto migliore sia la religione cristiana, che così benevolmente si è spesa per la loro accoglienza, e quindi prendano la via della vera fede.
Tutti gli immigrati, poi, islamici e non, alla fin fine solo a contatto con l’Occidente conoscerebbero per la prima volta veramente la libertà, la democrazia, i “diritti umani”: “Dobbiamo salvarli dai loro regimi!” ci vien detto, infatti. Il che vuol dire che le loro terre sono sostanzialmente incapaci di produrre i “diritti umani”, la democrazia ecc., tutte cose che abbiamo inventato “noi”, e non “loro”, che quindi sono “inferiori”.
E così, si può arrivare fino al paradosso di pensare che la donna africana non sarà mai veramente una donna libera finché non passerà dall’infibulazione obbligatoria al piercing vaginale liberamente scelto, segno della sua raggiunta emancipazione. In conclusione, se ieri abbiamo voluto conclamare la “nostra” superiorità, civile e religiosa, colonizzando e convertendo a forza i paesi extraeuropei, oggi ribadiamo la “nostra” superiorità allettando le masse afro-asiatiche con il nostro modello di civiltà e di benessere (peraltro in crisi, e dunque difficilmente ripartibile in modo egualitario) e desiderando, “per loro”, che tali masse siano “con noi” e “come noi”.

Il “diverso”, l’ “altro” deve scomparire: ma non è “razzismo” questo?