Chi appartiene al Fronte della Tradizione deve affermare con la propria esistenza una visione organica e spirituale dell’esistenza. L’ateismo è l’antitesi della tensione verso l’alto che in-forma la nostra battaglia su questa terra. Non ci sono compromessi.
(tratto dal bollettino Raido – Anno XV, numero 40)
“Se Dio è morto, tutto è permesso” come ebbe a dire Dostoevskij: compreso il fatto di non credervi. E non è una scoperta, verificare come l’ateismo sia una delle caratteristiche fondamentali del mondo moderno: anzi l’essenza di questo. Da quest’analogia- fra modernità ed ateismo-si può ricordare quella opposta : ovvero che al mondo della Tradizione, coi suoi valori di onore, fedeltà e gerarchia, non possa che corrispondervi una visione del mondo fondata sul sacro. Una Weltanschauung che nulla a che vedere con l’ateismo, dunque: anzi, ne è l’esatto opposto. Tuttavia, si potrebbe ammettere l’ateismo perché oggi, appunto, “Dio è morto”: volendo cosi indicare la religiosità, come tale, in un mondo ormai totalmente desacralizzato non avrebbe più ragion d’essere . Indi per cui all’uomo non resterebbe che la possibilità di bastare a se stesso, vivendo in maniera completamente avulsa dal Sacro e da ogni riferimento che superi il proprio piano esistenziale e materiale. Questo discorso ha quindi una sua, diciamo cosi, ragion d’essere: in quanto confacente a questo momento di decadenza. E’ logico, infatti, che l’uomo dopo aver fatto di tutto per separarsi materialmente dal sacro, giunga a negare, anche dal punto di vista intellettuale, sociale e culturale, l’esistenza di un mondo sovrasensibile: poiché la mentalità scientifico-moderna non può ammettere l’esistenza di fenomeni non sottoponibili ai criteri della ragione ed alle leggi della materia.
Nonostante ciò, ci si aspetterebbe di trovare diffusa questa mentalità in chi di questo mondo ne è parte, cioè negli uomini che – più o meno consapevolmente- ne sono i fautori: gli agenti. Rattrista, invece, dover constatare come l’ateismo sia divenuto un male assai diffuso anche tra chi si fregia dell’appellativo “camerata”, e si considera un avversario del sistema: in tutte le sue forme e manifestazioni. Paradossalmente, infatti, proprio tra coloro i quali del mondo moderno –con le sue leggi dell’egoismo, dell’individualismo e dell’egualitarismo- dovrebbero esserne i nemici, ritroviamo un gran numero di veri o presunti, atei.
Per quello che ci riguarda, cioè come uomini e donne impegnati sul Fronte della Tradizione, basterebbe far riferimento agli essenziali Orientamenti di Julius Evola- autore non a caso, sempre meno letto a “Destra”- per capire quale dovrebbe essere l’atteggiamento rispetto al Sacro di quegli uomini che si richiamano, ancora , a determinati valori. Il fattore religioso risulta cosi “ necessario come sfondo per unavera concezione eroica della vita, quale deve essere essenziale per il nostro schieramento”. Infatti, tale riferimento, non deve essere inteso soltanto in senso “individuale”. Anche per un gruppo, politicamente impegnato, che voglia richiamarsi ai valori della Tradizione, dovrà valere un analogo ordine d’idee, in quanto tale fattore “è un indispensabile elemento della visione della vita che può dar forma ad un movimento ricostruttivo. Per via della dimensione eroica a questo necessaria”.
Questo fattore religioso diventa cosi il necessario supporto onde integrare la propria azione, elevandola a un livello che la motiva, e la rende “assoluta”. Cioè non limitata al solo piano dell’azione individuale e materiale. Tale fattore “non ha bisogno delle formulazioni dogmatiche obbligate, di una data confessione religiosa”, ma ciò non significa che una qualunque via religiosa legittima e ispirata a norme d’ordine tradizionale, non possa essere un utile ausilio. Ma, pur sempre, e solo, un ausilio: un’integrazione. Pertanto, verificata l’attuale degenerazione delle religioni contemporanee - e per quello che, come occidentali ci riguarda, del cristianesimo/cattolicesimo- vale anzitutto la posizione descritta da Evola “per i nostri uomini potrà bastare il puro riferimento allo Spirito, appunto come l’evidenza di una realtà trascendente, da invocare per innestare alla nostra forza un’altra forza, per attirare una invisibile consacrazione su di un nuovo mondo di uomini e di capi di uomini”.