di Audrey D'Aguanno
Con la divulgazione dell’identità dei terroristi di Parigi e di Bruxelles, in molti si sono interrogati sull’effettiva integrazione dei figli degli immigrati delle periferie europee. Centinaia di morti, la complicità di un intero quartiere, il profilo di semplici delinquenti radicalizzati in poche settimane non saranno bastati a far vacillare le convinzioni dell’intellighenzia politico-mediatica, questi fanatici del multiculturalismo: « la società multietnica è l’avvenire. I problemini d’insicurezza, il terrorismo, l’integrazione rifiutata sono da imputare solo ed esclusivamente alla povertà e all’esclusione. L’Islam è una religione di pace che degli squilibrati fraintendono…. » Il Ministero della Verità Orwelliano non avrebbe professato meglio.
Diversamente, I più acuti analisti hanno spiegato un problema di politica interna (zone multietniche delle nazioni europee) con considerazioni geopolitiche (guerre di ingerenza in Siria, Libia, Iraq..). Due livelli legati ma da non confondere : l’uno non è necessariamente causa dell’altro.
Il giornalista Massimo Fini ha per esempio affermato : «il terrorismo nasce dai bombardamenti» occidentali, il che è corretto solo in parte, dato che gli autori degli attentati non sono ne siriani, ne libici ma degli sradicati magrebini di nazionalità amministrativa francese o belga. Cresciuti da noi, da almeno tre generazioni.
Questa affermazioni riguarda dunque i djihadisti dell’Isis, che hanno trovato nei loro fratelli istallati in Europa, il modo di vendicarsi delle offese che l’Occidente – fautore di caos nella regione – infligge loro da decenni. Le bombe di Parigi e Bruxelles sono la loro risposta agli interventi militari occidentali in Medio Oriente, l’espediente con il quale esportano la guerra sul nostro suolo.
Per contro, a riguardo degli delinquenti di banlieues di Europa, l’Isis non è che un pretesto, il più devastante e attuale canale che hanno per nuocerci. Non è né l’amore dell’Islam conquistatore né le considerazioni geopolitiche sopra citate ad essere la causa della loro radicalizzazione; è l’odio per ciò che siamo.
Condividendo un’approssimativa solidarietà etnica e una religione bellicosa (basta con angeliche ed ignoranti elucubrazioni: il Corano abbonda di versetti istigando al massacro di miscredenti), questi teppisti integrano la corrente del fondamentalismo religioso islamico perché vi intravedono l’avversario più potente della nostra civiltà. Né è la prova che non hanno aspettato la creazione di Daesh per diffondere il terrore nelle strade francesi, belghe, tedesche… Né è la prova che non esultano all’annuncio di qualche vittoria di Daesh, ma a quella dei massacri di occidentali.
Dell’istaurazione di un Califfato, non sanno che farsene. Lo Stato Islamico è, per loro, una bandiera, una colla. É quello che li unisce e catalizza il loro odio dell’Europeo. È il modo che questi perdenti della globalizzazione hanno per pesare sul corso degli eventi. Le guerre – assolutamente ingiuste – dell’Occidente, non sono altro che il velo di legittimazione della loro rabbia: quella di essere nati in Europa.