domenica 17 marzo 2013

«Il Papa? Lo conosciamo bene. E’ un terzierista, né comunista, né liberista»


Adolfo Morganti  è il presidente di Identità Europea e ricopre l’incarico che fu di Franco Cardini. Conosce il nuovo Papa, attraverso i suoi amici argentini, che occupano posizioni di alta responsabilità nella gerarchia ecclesiastica. Medico, scrittore ed editore è in procinto di partire per Bruxelles. Infatti, come presidente dell’associazione cattolica, in collaborazione con una serie di organizzazioni di funzionari stabili della Commissione europea, parteciperà lunedì e martedì  ad una manifestazione per riaprire la discussione sulla riforma dell’Europa Unita.

Franco Cardini ci aveva parlato, qualche giorno fa, di Papa di transizione. Secondo lui, poi, nell’orizzonte della Chiesa c’è un Concilio Vaticano III…
«Metaforicamente parlando posso condividere questa posizione. Ma non ci sarà alcuna convocazione di un Concilio universale con l’ampiezza del Concilio Vaticano II. La cosa va letta più come una rimessa a punto dei rapporti tra la Chiesa Cattolica e il mondo post-moderno. Una persona come papa Bergoglio ha indubbiamente le armi per compiere questa impresa».
Voi lo avete conosciuto?
«Noi abbiamo alcuni amici argentini che risiedono in Italia e occupano posizioni di alta responsabilità nella gerarchia cattolica, e quindi non ci era sconosciuto. La lettura della sua figura in Italia è stata del tutto singolare. Da gesuita amico di Carlo Maria Martini è stato, ovviamente, presentato come il “campione” della sinistra contro la destra ratzingeriana. Classica semplificazione giornalistica italiana, del tutto fuori ruolo e insensata. In verità è un pastore che ha affrontato una serie di sfide tra cui la crisi finanziaria argentina, l’invasione delle sette fondamentaliste protestanti americane e il fenomeno della teologia della Liberazione. E’ un presule che è riuscito a tenere un punto di equilibrio tra le esigenze dei ceti poveri e impoveriti e il resto del popolo, tenendo ferma la rotta sui valori spirituali e morali. Impegno che lo ha portato a scontrarsi contro il governo di  Kirchner e poi di sua moglie Cristina, che rappresenta la parte più laicista della tradizione peronista».
Che pastore è stato?
«Ha incarnato bene la tradizione terzierista sudamerica che non sta né con le ideologie del comunismo, né col vento neo-conservatore ultraliberista che spirava dal Nord America attraverso la protestantizzazione».
Dalla Bignardi, proprio ieri sera, abbiamo assistito alle litanie dei luoghi comuni e delle solite contestazioni che si fanno alla Chiesa. Come rispondere a queste critiche e questo Papa cambierà gli schemi agli oppositori del cristianesimo, i fan del laicismo?
«Non vedo buona fede in questo tipo di critica. Qualsiasi figura avranno di fronte, questi personaggi che rappresentano la continuità del tentativo laicista massonico di scardinare la Chiesa Cattolica dal tessuto italiano, continueranno a ripetere  questo rosario: pedofilia, ricchezze… E’ inutile parametrarsi a queste persone. Ragionano con l’adagio giacobino: se i fatti contraddicono la mia teoria tanto peggio per i fatti. Piuttosto bisogna riflettere a livello politico di come sia stato possibile, con tanti anni di centrodestra, che le televisioni pubbliche o private siano ancora una succursale di sinistra. Esiste ancora un’egemonia culturale totale della sinistra laicista e becera senza un reale contradditorio. A meno che non si pensi che il contraddittorio possa essere rappresentato da Vespa.  La Chiesa per fortuna,  guarda ben al di là delle trasmissioni televisive italiane. Considera le miserie umane e svolge la sua opera di educazione in profondità. Io credo che questo Papa ripartirà dal tessuto sociale, economico, culturale italiano, massacrato dalla crisi e ridarà speranza ai giovani spiritualmente e non solo, e dovrà alla fine, fare i conti con la fine di un ceto politico arrivato a un punto finale, da dove non si vede più via d’uscita».
Domani andrà in Europa..  
«La manifestazione è lunedì e martedì a Bruxelles. Come associazione, in collaborazione con una serie di organizzazioni di funzionari stabili della Commissione europea, riapriremo la discussione sulla riforma dell’Europa Unita, che di fronte alla crisi, ha dimostrato una totale impotenza politica. Occorre svolgere una virtuosa azione di lobby all’interno delle istituzioni, per arrivare preparati alle prossime elezioni del 2014, e trasformarle in  grande occasione di rilancio e cambiamento della struttura dell’Unione europea. Ad esempio, noi abbiamo un alto rappresentante della politica estera, la cui capacità ed efficacia è inversamente proporzionale alla pomposità del suo nome. Così come non abbiamo una politica di difesa comune, che ci lascia in balia di accordi bilaterali, che gli Stati per motivi di bilancio, obbligatoriamente devono stabilire».