martedì 19 novembre 2013

Scozia, pronta per la Libertà?

Tratto da L'indipendenza, scritto da Salvatore Antonaci 
Come sta evolvendo la sfida che condurrà gli scozzesi a pronunciarsi, tra dieci mesi, sul proprio destino ovvero sul dilemma se restare all’interno del Regno Unito o scegliere l’indipendenza? Al momento, dando una scorta al dibattito,  perlomeno così come ci appare sulle pagine dei principali quotidiani, possiamo dire che il confronto non è ancora entrato veramente nel vivo.
La composizione degli schieramenti è nota: militano a favore del distacco dall’ Union Jack lo Scottish National Party del Premier locale Alex Salmond insieme ad altri partitini della sinistra, vale a dire i verdi, anche loro rappresentati nell’assemblea scozzese ed i socialisti. Ad opporsi i tre principali partiti britannici: laburisti e liberal-democratici che nelle Highlands vantavano delle importanti roccaforti prima dell’impetuosa avanzata dei nazionalisti e i conservatorireduci da un pluridecennale declino di consensi e radicamento in questo territorio ostico quanto orgoglioso.
La strana alleanza tra i tre sodali, certificata dalla creazione del comitato unionista “Better Together” sembra funzionare abbastanza bene forse grazie ai toni piuttosto soft della campagna elettorale. Finora, infatti, i periodici sondaggi che misurano l’equilibrio delle forze continuano a segnare un vantaggio sostanziale per gli unionisti, accreditati di un 45-50% di contro al 30-35 dei favorevoli all’indipendenza. Ma quel 15-20% di elettori indecisi potrebbe rendere molto più aperta la corsa, se non addirittura ribaltarne l’esito.
Ulteriore elemento di incertezza è costituito dalla sottovalutazione della reale importanza della posta in gioco in ampi settori dell’opinione pubblica. Si ha l’impressione che una mobilitazione riuscita di passioni e sentimenti atavici sia ancora in grado di invertire l’inerzia: tutto starà nelle capacità e nell’abilità manovriera di Salmond e dei suoi. A testimonianza di come il dubbio regni sovrano possiamo citare il caso di alcune inchieste effettuate all’ interno di università e scuole superiori scozzesi: ad un iniziale scetticismo è seguito uno spostamento verso il Sì una volta avuta piena contezza degli argomenti delle due parti.
Comunque vada a finire il duello del prossimo 18 settembre ambedue i principali contendenti, il Primo ministro inglese Cameron e lo stesso Salmond, si giocano una parte consistente del proprio avvenire politico. Il primo potrà ottenere il viatico per una trionfale riconferma, economia permettendo,o, viceversa, l’epitaffio beffardo di un’ esperienza di governo tribolata. Forse più benigna la sorte riservata al leader indipendentista; passare alla storia come il restauratore della libertà perduta o impersonare l’eroe sconfitto dell’epopea nazionale.
P.S.: nel recente viaggio di un nostro militante in quelle terre, l'impressione è stata certamente di un partecipazione abbastanza fiacca, politicamente parlando. Se da una parte per strada si respiri molto una certa ostilità verso il Governo di Londra, con ampie fasce della popolazione desiderose della perduta indipendenza, dall'altra lo SNP pare molto adagiato su una situazione di fatto. Sicuramente più partito di governo (molto ha ottenuto e molto sta ancora facendo in chiave autonomista), che di lotta (forse per questo scarso movimentismo per un tema che ci aspetteremmo vedesse sempre in strada i militanti). Al riguardo un focus sulla politica in questa antica patria celtica e sui partiti che più hanno affascinato il nostro immaginario.