martedì 3 febbraio 2015

Terroristi, ribelli e combattenti stranieri

Il termine terrorismo è stato coniato in epoca relativamente recente. La prima volta questo vocabolo apparve nel 1798 nel supplemento del Dictionnaire della Académie Française e precisamente con il significato di système, régime de la terreur.1 I Giacobini utilizzarono occasionalmente questa parola, riferendola a se stessi, in senso positivo fino al colpo di Stato del 9 Termidoro. Solo in seguito divenne un termine offensivo, sinonimo di criminale; applicabile a chiunque tentasse di imporre le sue idee mediante un sistema d’intimidazione coercitiva. Hegel stesso parlando della Rivoluzione francese e del suo momento culminante – il Terrore – spiegava che quest’ultimo, in quanto “libertà assoluta” toglie le distinte masse e la vita limitata degli individui”.2 Essendo “coscienza universale essa non può fissarsi in alcunché di determinato”, “l’unica opera della libertà universale è perciò la morte.”3 Egli stabilisce quindi che la libertà è la negazione della differenza, della determinazione e la libertà assoluta è la negazione di ogni differenza.

In quest’ottica, sebbene possa sembrare paradossale, la cosiddetta “Guerra al Terrore” – lanciata all’indomani dell’11 Settembre – non è altro che una guerra alla libertà assoluta che però, essendo pura indeterminazione, diventa semplicemente una guerra contro un nemico di volta in volta diverso, mutaforme. Prima Al-Qaeda e i Talebani che hanno colpito il suolo americano, poi gli “Stati Canaglia” che con la loro stessa esistenza minano la pace nel mondo, oggi l’ISIS e l’espansionismo russo che minaccia l’Europa. Insomma una guerra perenne che non avrà mai fine perché priva di uno scopo univoco; una campagna senza un vero obiettivo che, dopo 14 anni di bombardamenti, operazioni segrete e invasioni, non ha infatti piegato nessuna di queste entità; anzi ne ha rafforzato l’identità e diffuso la loro immagine internazionale. D’altro canto tutti questi diversi nemici possono legittimamente reputare di stare lottando a loro volta contro il “terrorismo occidentale” che, in quanto a sua volta “libertà assoluta” di stampo neo-liberista, mira a sradicare qualsiasi differenza e a porsi come unica e sola ideologia legittima.
Da qui trae origine la schizofrenia semantica con cui i Media dipingono gli insorgenti a seconda del colore politico e del luogo d’azione e non più degli atti da loro compiuti; così all’indomani dell’attacco di Parigi il commando è un gruppo terrorista che attacca la libertà di stampa, mentre quando trucidavano i soldati lealisti siriani erano combattenti per la libertà; allo stesso modo i separatisti russofoni sono terroristi che si oppongono al legittimo governo di Kiev mentre, quando l’esercito ucraino bombarda centri abitati e stacca la corrente a milioni di suoi cittadini, lo fa nel pieno diritto di uno Stato che lotta contro la disgregazione. Vi è poi l’allarme per i foreign fighters islamici che possono tornare dalle zone di guerra ed ecco pronta una legge per il reato di associazione terroristico-eversiva, che prevede la reclusione e la perdita della cittadinanza per chi partecipa a conflitti all’estero, in barba al Diritto che il Paese dove è stato compiuto il reato avrebbe di amministrare la propria giustizia. E allora come dovrebbero essere considerati i mercenari della Blackwater (ora Academi) sparsi in giro per il mondo o i volontari svedesi, finnici e baltici che hanno ingrossato le fila della famigerata Brigata Azov in Ucraina?
Dopo che il governo di Kiev ha scientemente esercitato il terrore contro la popolazione russofona in modo da omogeneizzare lo Stato, con l’intento di farli fuggire oltre confine, l’Occidente l’ha premiato con prestiti e accordi di associazione. Le sanzioni imposte alla Russia per il suo diretto coinvolgimento nel conflitto impallidiscono di fronte alle dichiarazioni del generale di stato maggiore ucraino, Viktor Muhzenko, che afferma come i soli russi che stanno combattendo nel Donbass siano residenti ucraini o cittadini russi e non soldati dell’Armata Rossa.4 Sono quindi da considerarsi terroristi, ribelli allo Stato centrale o combattenti stranieri, come i loro omologhi dall’altra parte del fronte?
1 Dictionnaire Supplément, Paris, an VII – 1798, pag. 775.
2 G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello Spirito, vol. II, La Nuova Italia, Firenze, 1996, pag. 127.
3 Ivi, pag.130.
4 http://www.globalresearch.ca/ukrainian-government-no-russian-troops-are-fighting-against-us-sanctions-against-russia-based-on-falshoods/5428523

(Di Alvise Pozzi – Da “L’intellettuale dissidente”)