Il termine terrorismo è stato coniato in epoca relativamente recente. La
prima volta questo vocabolo apparve nel 1798 nel supplemento del Dictionnaire
della Académie Française e precisamente con il significato di système, régime
de la terreur.1 I Giacobini utilizzarono
occasionalmente questa parola, riferendola a se stessi, in senso positivo fino
al colpo di Stato del 9 Termidoro. Solo in seguito divenne un termine
offensivo, sinonimo di criminale; applicabile a chiunque tentasse di imporre le
sue idee mediante un sistema d’intimidazione coercitiva. Hegel stesso parlando
della Rivoluzione francese e del suo momento culminante – il Terrore – spiegava
che quest’ultimo, in quanto “libertà assoluta” toglie le distinte masse e la
vita limitata degli individui”.2 Essendo “coscienza universale essa non
può fissarsi in alcunché di determinato”, “l’unica opera della libertà universale
è perciò la morte.”3 Egli stabilisce quindi che la libertà
è la negazione della differenza, della determinazione e la libertà assoluta è
la negazione di ogni differenza.
In quest’ottica, sebbene possa sembrare paradossale, la cosiddetta
“Guerra al Terrore” – lanciata all’indomani dell’11 Settembre – non è altro che
una guerra alla libertà assoluta che però, essendo pura indeterminazione,
diventa semplicemente una guerra contro un nemico di volta in volta diverso,
mutaforme. Prima Al-Qaeda e i Talebani che hanno colpito il suolo americano,
poi gli “Stati Canaglia” che con la loro stessa esistenza minano la pace nel
mondo, oggi l’ISIS e l’espansionismo russo che minaccia l’Europa. Insomma una
guerra perenne che non avrà mai fine perché priva di uno scopo univoco; una
campagna senza un vero obiettivo che, dopo 14 anni di bombardamenti, operazioni
segrete e invasioni, non ha infatti piegato nessuna di queste entità; anzi ne
ha rafforzato l’identità e diffuso la loro immagine internazionale. D’altro
canto tutti questi diversi nemici possono legittimamente reputare di stare
lottando a loro volta contro il “terrorismo occidentale” che, in quanto a sua
volta “libertà assoluta” di stampo neo-liberista, mira a sradicare qualsiasi
differenza e a porsi come unica e sola ideologia legittima.
Da qui trae origine la schizofrenia semantica con cui i Media dipingono
gli insorgenti a seconda del colore politico e del luogo d’azione e non più degli
atti da loro compiuti; così all’indomani dell’attacco di Parigi il commando è
un gruppo terrorista che attacca la libertà di stampa, mentre quando
trucidavano i soldati lealisti siriani erano combattenti per la libertà; allo
stesso modo i separatisti russofoni sono terroristi che si oppongono al
legittimo governo di Kiev mentre, quando l’esercito ucraino bombarda centri
abitati e stacca la corrente a milioni di suoi cittadini, lo fa nel pieno
diritto di uno Stato che lotta contro la disgregazione. Vi è poi l’allarme per
i foreign fighters islamici che possono tornare dalle zone di guerra ed ecco
pronta una legge per il reato di associazione terroristico-eversiva, che
prevede la reclusione e la perdita della cittadinanza per chi partecipa a
conflitti all’estero, in barba al Diritto che il Paese dove è stato compiuto il
reato avrebbe di amministrare la propria giustizia. E allora come dovrebbero
essere considerati i mercenari della Blackwater (ora Academi) sparsi in giro
per il mondo o i volontari svedesi, finnici e baltici che hanno ingrossato le
fila della famigerata Brigata Azov in Ucraina?
Dopo che il governo di Kiev ha scientemente esercitato il terrore contro
la popolazione russofona in modo da omogeneizzare lo Stato, con l’intento di
farli fuggire oltre confine, l’Occidente l’ha premiato con prestiti e accordi
di associazione. Le sanzioni imposte alla Russia per il suo diretto
coinvolgimento nel conflitto impallidiscono di fronte alle dichiarazioni del
generale di stato maggiore ucraino, Viktor Muhzenko, che afferma come i soli
russi che stanno combattendo nel Donbass siano residenti ucraini o cittadini
russi e non soldati dell’Armata Rossa.4 Sono quindi da considerarsi
terroristi, ribelli allo Stato centrale o combattenti stranieri, come i loro
omologhi dall’altra parte del fronte?
1 Dictionnaire Supplément, Paris, an VII – 1798, pag. 775.
2 G.W.F. Hegel,
Fenomenologia dello Spirito, vol. II, La Nuova Italia, Firenze, 1996, pag.
127.
3 Ivi, pag.130.
4 http://www.globalresearch.ca/ukrainian-government-no-russian-troops-are-fighting-against-us-sanctions-against-russia-based-on-falshoods/5428523
(Di
Alvise Pozzi – Da “L’intellettuale dissidente”)