martedì 10 marzo 2015

A Massimo

Ieri sera leggevo le quattro righe del tuo congedo, Massimo. La testa mia è finita su un pomeriggio, tre, quattro estati fa. Stavo in piscina, una di paese, con l'entrata che costa do schei e i quindicenni tamarri. Motorini truccati, creste di capelli ingellati all'inverosimile, quelle robe lì. Vabbè, cazzate. Stavo sotto un albero mi pare, che se non è il 21 dicembre il sole a me fa pure un po' schifo e tanto meglio l'ombra e il fresco. Poi mi scotto i piedi che l'albero è troppo piccolo e i piedi troppo lunghi (tutto proporzionato, lo dico sempre..) e m'incazzo. Stavo leggendo la tua biografia di Nietzsche. Adesso non è che me la ricordassi sta cosa. Tutto il rispetto, lo sai, ma non è che mi ricordo ogni singolo momento in cui stavo a leggere i tuoi libri, ma dev'essere stata la parola 'ipovedente' a farmi fare sta associazione di idee (Freud mi fa una pippa).

Dicevi che la cecità, l'ombra perenne che Federico s'è sempre trovato davanti agli occhi, fino al buio totale, gli ha impedito di vedere fuori, che la vista del mondo lo stancava proprio fisicamente e per quello è diventato così bravo a guardarsi dentro. A guardare dentro tutti noi. Ma leggendoti ieri pensavo che invece  il mondo te l'hai guardato, cazzo se l'hai guardato. Nei suoi aspetti anche peggiori, senza veli, giustificazioni e stronzate. L'hai guardato e c'hai riso beffardo in faccia. Fottiti, non compiacerti,qualche complimento può scappare perché mi piaci da matti ma non t'aspettare d'aver trovato un discepolo, che del resto neanche lo vuoi, se è vero che  'Zarathustra non deve diventare pastore e cane di un gregge', ma 'per staccare molti dal gregge, per questo è venuto. Di compagni vivi ha bisogno, che lo seguono perché vogliono seguire se stessi e proprio là dove lui vuole andare. ' Con le tue parole, non scherzo,  hai reso tanti di noi compagni vivi Massimo, a caccia della nostra verità. C'hai mostrato che gli uomini sono molto più interessanti delle ideologie, per cui il Mullah Omar è un figo perché c'ha la moto, è coraggioso e leale e tanto basta, al di là di tutto, a farne un uomo da rispettare. C'hai insegnato che ci si può elevare vivendo di poco, se è vero che c'era più sacralità nel medioevo contadino che non in questa società straricca (per pochi..) e ultratecnologizzata, che schiaccia l'uomo a terra come i maiali sulle ghiande.

E soprattutto che si può dire finocchio e si può dire femmina perché al mondo esistono i finocchi ed esistono le femmine, e nessun dizionario di stocazzo può cambiarlo. E noi abbiamo il dovere di dirlo al mondo. Prenderlo a schiaffi, questo mondo perverso, come l'hai preso tu, mostrandogli la realtà di là del vetro perbenista. Controcorrente, antagonisti, forse solo e sempre bastian contrari per il gusto della contraddizione, di certo un po' coglioni.


Non ci sperare che questa sia una messa da requiem. Muore lo scrittore, non muore l'uomo. Noi, dal canto nostro, impareremo a 'vivere in modo filosofico. Riducendo il lavoro al minimo necessario per il sostentamento, scherzando su tutto, essendo cinici ed egocentrici.'
Prendi la moto e sfida le stelle, forza Massimo!