di Alessandra Benignetti, da Il giornale
L’estrema sinistra e l’estrema destra di Atene unite contro la Troika e gli ultimatum di Bruxelles? Fino a qualche mese fa nessuno l'avrebbe mai immaginato.
E invece è successo. Il 27 giugno scorso, quando tra i 179 voti che hanno permesso aTsipras di vedere approvata la proposta di referendum per far decidere ai greci stessi se accettare o meno l'ultimatum dei creditori internazionali, sono spuntati anche quelli dell'intero gruppo parlamentare di Alba Dorata. Artemis Matthaiopoulos, deputato al Parlamento greco e membro del comitato direttivo centrale del partito nazionalista, spiega a Il Giornale.it perché Alba Dorata ha votato a favore di una proposta di Syriza, perché spera che i greci votino contro l'accordo, e perché anche loro che sono euroscettici di ferro, alla fine, non vogliono una Grexit. O almeno per un po'.
Perché un partito come il vostro, così lontano dalle posizioni di Syriza, ha appoggiato Tsipras sulla questione del referendum?
"Prima di tutto perché la proposta di Tsipras di indire il referendum è in linea con una delle posizioni principali di Alba Dorata: ovvero, che il popolo abbia il diritto di decidere su tutti i temi che assumono rilevanza nazionale. Noi crediamo, infatti, che il popolo greco debba essere messo nelle condizioni di poter esprimere la propria opinione attraverso il referendum e che debba poter decidere liberamente se accettare la politica del memorandum o rifiutare queste condizioni usuraie. Se avessimo votato contro la proposta di referendum avremmo votato contro la libertà e il diritto del popolo di esprimersi liberamente. Questa sarebbe stata un'offesa ai greci e avrebbe contraddetto la nostra linea politica, che, da sempre, si pone a difesa degli interessi del popolo greco".
Con questo voto quindi avete indirettamente espresso solidarietà a Tsipras nel braccio di ferro tra il governo greco e Bruxelles?
"No, abbiamo semplicemente appoggiato il popolo greco e le sue posizioni contro la politica dell'Unione Europea. Non dimentichiamo che il risultato delle scorse elezioni, quelle del 25 gennaio, è stato un chiaro pronunciamento dei greci contro il memorandum della Troika. Il governo greco ha quindi il dovere di rispettare le sue promesse elettorali e di tradurre in pratica tutto il suo programma. Alba Dorata non collabora con nessun partito politico nel Parlamento greco, ma porta avanti in maniera indipendente la sua lotta politica per difendere gli interessi della nazione".
Pensate che la proposta del referendum sia stata una mossa del governo per 'lavarsi le mani' dinanzi ad una trattativa che non sapeva più come condurre?
"Assolutamente sì. Purtroppo il governo ha sprecato cinque mesi in trattative inutili, dalle quali non ha ottenuto alcun risultato. Questo perché non si trattava di negoziati onesti, ma di un tentativo di trovare un accordo a tutti i costi per imporre il nuovo memorandum. Quando gli usurai di Bruxelles hanno fatto capire al governo greco che avrebbero assunto una posizione dura e che non si sarebbero accontentati di qualcosa di meno di una vera e propria sottomissione del mio Paese, Tsipras ha invitato il popolo greco a decidere su una questione che il governo non era più in grado di gestire. Il referendum è lo strumento di Tsipras per avere un alibi con l'Europa”.
Cosa pensa delle ultime dichiarazioni del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, che ha chiesto ai greci di votare "sì" all'accordo con l'Ue?
"Vogliono condizionare il voto e questo sta già accadendo: con pesanti pressioni politiche, con l'imposizione del controllo sui capitali e sulle banche, con il clima di terrore fomentato dai media. Tutto ciò, unito alle pressioni dell'Unione Europea, influenzerà sicuramente il risultato del referendum. Moltissimi greci voteranno tutto il contrario di quello che vorrebbero votare, perché vedranno i loro risparmi, i loro stipendi e le loro pensioni, bloccati nelle banche".
Voi, quindi, in che risultato sperate?
"Speriamo che il popolo greco gridi un forte "no" contro gli usurai della Troika. Speriamo che il "no" all'accordo sia la decisione definitiva dei greci, nonostante le pressioni che arrivano dall'Europa e dall'esterno".
Come vedete il futuro della Grecia: dentro o fuori l'Eurozona?
"Un'uscita del Paese dall'euro non è nemmeno contemplata. Anche perché questo è un processo che potrebbe influenzare negativamente altri Paesi europei. Se la Grecia lasciasse l'Eurozona, infatti, sarebbe un colpo durissimo per la BCE, perché noi greci, l'Euro, l'abbiamo pagato molto caro. La nostra posizione sulla moneta unica quindi è molto logica: vorremmo tornare alla nostra moneta nazionale, la dracma. Ma questo sarà possibile solo a certe condizioni, tra le quali vi è lo sviluppo delle strutture produttive dell'economia nazionale. Se avessimo un'economia sviluppata, infatti, non saremmo più costretti a trovarci in situazioni simili a quella attuale. Ma per ora, dal momento che questi presupposti non ci sono e la nostra economia non è né competitiva né produttiva, non esistono le condizioni per abbandonare la moneta unica. Per questo dobbiamo restare nell'Eurozona".